Piercing di Murakami Ryū – Il dolore dei ricordi
Piercing di Murakami Ryū è un avvincente viaggio nelle perversioni umane, narrato con uno stile sempre asettico, il che tuttavia non rende la narrazione meno travolgente e disturbante.
I ricordi non sono come le parole, hanno una consistenza morbida e gelatinosa. Quando vengono ridestati, cominciano a guizzare e nuotare verso la superficie, all’inizio lentamente e poi man mano più veloci. Paralizzano i sensi e ti mandano in tilt. Sgusciano fuori attraverso i pori della pelle e gravitano intorno al corpo come nebbia, in attesa che gli altri riaffiorino in superficie e li raggiungano.
Piercing (1994) di Murakami Ryū, pubblicato in Italia nel 2021 da Atmosphere Libri a cura di Gianluca Coci, è un romanzo che fa parte del filone narrativo di una letteratura cruda, realistica e trasgressiva, di cui fanno parte anche opere come Blu quasi trasparente (1976), Tokyo Decadence (1998) e Tokyo Soup (1997). Si tratta di una narrativa caratterizzata dal rifiuto delle convenzioni sociali, espresso tramite perversioni e pratiche estreme, viste come via di fuga dall’ordinario.
Infatti, se all’inizio del romanzo il protagonista Kawashima Masayuki può sembrare un normale padre di famiglia e marito devoto, già dalle prime righe del romanzo si può percepire in lui qualcosa di inquietante: la narrazione si apre con Kawashima che, osservando dormire la figlia neonata con in mano un punteruolo da ghiaccio, deve combattere contro l’impulso di usarlo contro di lei. Per evitare di far del male alla propria famiglia, decide di designare un’altra vittima per sfogare il suo istinto omicida e inizia ad architettare nei minimi dettagli un elaborato piano assassino ai danni di Chiaki, una giovane prostituta appassionata di pratiche sadomasochistiche. Tuttavia, una serie di imprevisti e colpi di scena sembrano ostacolare il piano di Kawashima e inizia quello che è un rapporto complicato tra due individui ugualmente provati dalla vita fin dall’infanzia, e che finiscono per ferirsi reciprocamente.
Come in Blu quasi trasparente, sesso, eccesso e autodistruzione sono i temi principali di questo romanzo, che si configura come un appassionante thriller psicologico che fino all’ultima pagina fomenta un senso di tensione crescente nel lettore, trepidante di scoprire le prossime azioni di Kawashima, il protagonista. Murakami analizza gli aspetti più torbidi della psiche umana, le ossessioni più recondite e i traumi del passato. I ricordi dolorosi dell’infanzia costellata di abusi dei protagonisti sono infatti la causa del loro malessere e delle loro tendenze distruttive e autodistruttive. Particolarmente degne di nota le descrizioni di Murakami, che non lesina mai sui particolari, anche i più grotteschi, creando così un effetto di inedita suggestione: durante la lettura, le scene descritte prendono forma nella mente del lettore in maniera molto vivida, come se l’autore le dipingesse concretamente con carta e penna.
In questo romanzo di Murakami troviamo una caratteristica ricorrente nella nuova letteratura di consumo degli anni ’70, inaugurata da Murakami stesso e di cui fanno parte autori come Banana Yoshimoto e Murakami Haruki: il pastiche e la citazione delle opere statunitensi. In questo caso, sono chiari i riferimenti espliciti a film come Basic Instinct del 1992 di Paul Verhoeven, dal quale Murakami riprende l’idea del punteruolo da ghiaccio, e più in generale e in maniera implicita, all’intero genere del thriller psicologico. Questo aspetto evidenzia anche le opportunità in termini di transmedialità e intersezioni con il cinema, alle quali la produzione di Murakami si è già prestata nel 1999 con il film Audition di Miike Takashi, tratto dall’omonimo romanzo del 1997 e, più di recente, con il film Piercing (2018) diretto da Nicolas Pesce, che afferma come “la storia sembrasse già pronta per una trasposizione cinematografica”. La trasposizione cinematografica è un adattamento molto fedele all’originale e conferma e “completa” le impressioni suscitate dalla lettura: ambientazioni notturne, quasi surreali, che sembrano uscite da un dipinto di Edward Hopper e che confermano il senso di solitudine e incomunicabilità dei personaggi, ancora una volta individui ai margini della società, nell’ottica anti-tradizionalista tipica di un autore come Murakami Ryū.