Japan on the Road: Intervista a Corinne Quentin!

Japan on the Road: Intervista a Corinne Quentin!

Ospite a NipPop 2023, Corinne Quentin è traduttrice, esperta di manga e di cultura pop giapponese, e come agente rappresenta diversi autori in Francia ed Europa. Abbiamo colto l’occasione per farle qualche domanda riguardo l’industria del manga in Giappone e i suoi rapporti con l’Europa. Curiosi?

 

NipPop: La tua carriera ti ha portato a vivere fra due paesi con una grande tradizione fumettistica: il Giappone e la Francia. Che rapporto c’è fra le bande dessinée francesi e i manga giapponesi? Ha mai notato una qualche influenza dei fumetti francesi nella cultura pop giapponese?

Corinne Quentin: In realtà ci sono ancora poche traduzioni di fumetti francesi in giapponese. Anche se negli ultimi quindici anni sono aumentate, anche grazie agli sforzi fatti dal governo francese, dai traduttori, dalla nostra agenzia e da altri enti per promuovere il fumetto francese ed europeo in Giappone.

Di solito la maggior parte dei lavori che arrivano in Giappone in traduzione rientra in generi specifici: fumetti sul femminismo o su questioni sociali, per esempio. Sono invece poche le opere tradotte in quei generi in cui il manga è particolarmente forte, come la fantascienza o il fantasy.

 

NP: Nei manga shōjo degli anni Settanta era molto comune avere un’ambientazione di ispirazione francese, come nel caso di Le rose di Versailles di Ikeda Riyoko e delle opere di Hagio Moto. Secondo te, come è cambiata da allora la fascinazione del Giappone per l’Europa, e in particolare per la Francia?

CQ: Di sicuro c’è ancora una grande fascinazione per quell’immaginario un po’ “ready-made” che si rifà alla storia e alla cultura europea, ma questo non è mai usato come una base storica, ma più come un’ambientazione quasi fantasy. Allo stesso tempo, ho l’impressione che scenari di questo tipo non siano più popolari come lo erano un tempo … i riferimenti alla cultura europea sono diventati sempre più accurati e realistici perché le persone ora possono viaggiare e vedere con i propri occhi paesi e culture lontane.

È interessante però notare un fenomeno simile che si sta verificando invece in questi anni con alcuni elementi caratteristici della cultura tradizionale giapponese, come i samurai, o i ninja: ai giovani giapponesi essi appaiono spesso nelle storie non come “riferimenti alla storia reale” ma come fantapolitica.

Copertina del primo volume de ‘Le rose di Versailles’, (c) Shueisha

 

NP: Lavori molto anche nel campo della letteratura. Hai percepito una trasformazione del mercato editoriale giapponese negli ultimi anni? Quali sono le richieste invece del mercato europeo rispetto alle pubblicazioni giapponesi?

CQ: Il mercato è certamente sempre orientato verso quei titoli che riscuotono un certo successo a livello di vendite, e in questo periodo sono principalmente romanzi ‘facili da leggere’ e che ispirano riflessioni solitamente positive. In particolare, quelli che sono noti come “feel good novels”, romanzi che ‘fanno sentire bene’ vanno oggi per la maggiore.

 

NP: Ci sono nuovi autori in Giappone che, secondo te, potrebbero incontrare meglio i gusti di un pubblico sempre più internazionale?

CQ: Ce ne sono alcuni che hanno già un certo successo: Kakuta Mitsuyo, ad esempio, o ancora Ogawa Ito, Yoshida Atsuhiro, Shibasaki Tomoka, Nashiki Kaho (che non è proprio una scrittrice giovane, ma dopo essere stata tradotta in Francia e in Italia – dove ha un particolare successo – ora è stata tradotta in molti altri paesi). Ma questa lista è sicuramente non esaustiva.

Da sx: Kakuta Mitsuyo, Ogawa Ito, Shibasaki Tomoka

NP: Hai mai avuto occasione di notare un particolare interesse o influenza sul pubblico giapponese della letteratura italiana? Quali sono le tue impressioni al riguardo?

CQ: Temo che ci siano troppe poche traduzioni per poter affermare che la letteratura italiana contemporanea abbia avuto effettivamente una qualche influenza sul pubblico giapponese … Mi viene da pensare che forse sono gli autori giapponesi che vivono in Italia e/o scrivono sull’Italia, come ad esempio Shiono Nanami, ad avere un’influenza maggiore sui lettori giapponesi rispetto alla maggior parte dei libri tradotti dall’italiano. E prima di Nanami, Suga Atsuko.

Naturalmente, gli autori più ‘classici’ da Dante a Calvino hanno uno status importante nella sfera della letteratura mondiale in Giappone, ma se ci riferiamo esclusivamente ad autori contemporanei non saprei bene chi potrebbe essere un esempio valido. Forse Elena Ferrante o Paolo Cognetti.

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Tokyo, 11 luglio 2023

Corinne Quentin

(tradotto dall’inglese da Giulia Colelli)

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