L’espressività caleidoscopica di Takahama Kan – dalle prime opere alla Trilogia di Nagasaki

L’espressività caleidoscopica di Takahama Kan – dalle prime opere alla Trilogia di Nagasaki

Poliedricità, tratto espressivo, gusto internazionale, accuratezza storica, personaggi femminili sfaccettati e decisi, sintonia con il Nouvelle Manga: sono alcuni degli elementi che caratterizzano il profilo artistico di Takahama Kan, vincitrice del Premio Tezuka nel 2020 e una delle mangaka più valide nel panorama dell’ultimo decennio. Scopriamo qualcosa di più su questa autrice!

Takahama Kan nasce ad Amakusa, nella prefettura di Kumamoto, il 6 aprile 1977 e si diploma alla School of Arts and Design dell’università di Tsukuba. Il luogo di nascita, aperto agli scambi commerciali con l’Europa e l’America, assieme alla sua passione per Milan Kundera e Gabriel García Márquez, e per scrittori hard-boiled come Raymond Chandler hanno sicuramente segnato il suo percorso, come dichiara lei stessa, contribuendo allo sviluppo di un gusto e di un tratto molto appetibili anche per un pubblico internazionale – numerose saranno infatti le collaborazioni con artisti non giapponesi, soprattutto nel panorama del bande dessinée francese.

Dopo il suo primo racconto breve e alcune pubblicazioni su Weekly Morning, approda sulla rivista Garo: le opere qui pubblicate verranno poi raccolte nel volume Yellowbacks, uscito nel 2002, e appena un anno dopo Takahama inizierà la collaborazione con il fumettista francese Frédéric Boilet, avvicinandosi così alla corrente del Nouvelle Manga e pubblicando il volume singolo Mariko Parade, tradotto successivamente in quattro lingue.

Nel 2014 Tkahama pubblica L’ultimo volo della farfalla, nominato alla ventesima edizione del Premio Osamu Tezuka nel 2016, che attirerà le lodi di Taniguchi Jirō, mentre nel 2016 inizia la serializzazione della sua opera più famosa a livello internazionale: La lanterna di Nyx (2016-2019). Ed è proprio con questo manga che l’artista vincerà nel 2018 l’Excellence Award della 21° edizione del Japan Media Arts Festival e nel 2020 il Grand Prize della 24° edizione del Premio Culturale Osamu Tezuka

Nel 2018, in collaborazione con Emmanuelle Maisonneuve e Julia Pavlowitch-Beck, pubblica Il gusto di Emma, manga in due volumi ispirato alla storia di una delle prime donne ispettrici della guida Michelin. Nel 2019 inizia la serializzazione, ancora in corso, del manga Memorie dell’isola ventaglio, e nel 2020 pubblica il volume unico L’amante, adattamento del romanzo di Marguerite Duras.

Le opere di Takahama raccontano di figure femminili che rivendicano il proprio spazio, figure che, nonostante le condizioni e le situazioni spesso traumatiche in cui sono immerse, agiscono come soggetti della propria narrazione e non si lasciano relegare al ruolo di semplici comparse. Ricorrenti sono alcune ambientazioni storiche in particolare: in più opere, infatti, ritroviamo proprio Nagasaki e Maruyama (il quartiere di piacere della città) negli anni a cavallo fra la fine del periodo Edo e l’inizio dell’epoca Meiji.

Una di queste è proprio L’ultimo volo della farfalla, edito in Italia nel 2018 da Dynit Manga nella collana Showcase, tradotto e curato da Asuka Ozumi.

TakahamaKan - immagine

Serializzata in Giappone su una rivista specializzata in manga storici, l’opera è infatti ambientata nel periodo del bakumatsu, sul finire dell’epoca Edo, un periodo in cui il sistema feudale e l’isolazionismo forzato erano in decadenza, e il paese iniziava pian piano ad aprirsi agli influssi europei.

Ci troviamo a Nagasaki, dove incontriamo Kichō, la nostra protagonista. Kichō è una tayū, una cortigiana di rango altissimo  che lavora in una delle case di piacere di Maruyama, e una delle donne più belle e più desiderate di tutta la regione del Kyūshū. La narrazione si dipana tra le delicate note dello shamisen, antico strumento giapponese a tre corde, le acconciature e i kimono sfarzosi, abilmente arricchita dall’autrice da dettagli, curiosità e informazioni su quel periodo storico. Notevole è, infatti, l’accuratezza della ricostruzione storica: Takahama dimostra di aver svolto ricerche approfondite in preparazione alla stesura del manga, e svela nella postfazione di aver visitato in prima persona i luoghi da lei descritti e di aver addirittura pranzato in quella che un tempo era la casa di piacere Hikitaya, oggi un prestigioso ristorante. 

TakahamaKan - immagine

Centrale nella storia non è tanto la relazione straziante tra Kichō e Gen’ichirō di per sé, quanto più l’impatto che i sentimenti e il passato hanno ancora sulla vita presente, un impatto che ha portato Kichō ad essere la donna sicura e all’apparenza stoica che è oggi. Poco ci viene mostrato direttamente del loro rapporto, se non tramite flashback e parole dal gusto dolceamaro.  

Caro Gen, mi sa che presto arriverò anche io…

Altro tema che viene affrontato in quest’opera è la difficile integrazione degli stranieri, e in particolare degli olandesi stanziati a Dejima, in un Giappone che ha vissuto secoli di isolamento forzato. Lo vediamo ad esempio nella classificazione delle tayū: ‘Destinazione Giappone’ per indicare chi opera solo con giapponesi o ‘Destinazione Olanda’ per chi lavora anche con stranieri, queste ultime considerate di solito di “meno valore”.

Il tratto di Takahama sembra quasi inchiostro acquarellato: pieno, ma morbido, pulito, fortemente evocativo. Un tratto che riesce a trasmettere perfettamente le suggestioni e le sensazioni desiderate e che ci accompagna dolcemente, ma anche in maniera schietta, verso l’ultimo volo della nostra protagonista – e verso il primo sguardo del Giappone sul resto del mondo. 

Le parole generano rabbia solo se le comprendi.

TakahamaKan - immagine

admin