25 anni di Neon Genesis Evangelion
Il 4 ottobre 2020 Neon Genesis Evangelion, il leggendario anime creato dal regista Anno Hideaki e dallo studio Gainax, festeggerà 25 anni! Ripercoriamo la travagliata storia di questa controversa serie animata che, sin dal debutto nel 1995, ha saputo distinguersi per la sua unicità e ritagliarsi un posto d’onore nella storia dell’animazione giapponese.
Tra enigmi e controversie
Quanti di voi ricordano con piacere i martedì sera passati a guardare Anime Night? Lo spazio televisivo di MTV dedicato alle serie animate giapponesi, agli inizi degli anni 2000, era un appuntamento fisso per molti fan degli anime. A esso si deve la diffusione in Italia di serie indimenticabili come Cowboy Bebop, Trigun, Fullmetal Alchemist e Death Note.
Di certo tra i tanti titoli proposti spicca Evangelion, una serie la cui importanza e influenza ancora oggi sono rilevanti nell’animazione giapponese e nella cultura pop. L’opera dello studio Gainax e del regista Anno Hideaki sfida da sempre gli spettatori ad andare oltre le apparenze per comprenderne il significato. Proprio la natura enigmatica ne ha fatto il fulcro di continue discussioni e controversie, che hanno diviso gli appassionati e alimentato il suo mito. Scopriamo insieme cosa è successo nei 25 anni di vita di Neon Genesis Evangelion.
Studio Gainax: un gruppo di otaku temerari
Takeda Yasuhiro – uno degli storici fondatori e direttori dello studio Gainax – racconta nella sua autobiografia The Notenki Memoirs che una delle qualità migliori della squadra è sempre stata la capacità di prendere decisioni rapide. Una delle caratteristiche di questo studio sembra essere infatti la temerarietà con cui si buttano a capofitto nei nuovi progetti, prediligendo l’originalità.
Così è stato anche alle origini, quando nel 1980 Takeda e Okada Toshio organizzano la ventesima edizione del Nihon sci-fi taikai (la convention della fantascienza giapponese), meglio conosciuta come Daicon III. I due inesperti studenti universitari coinvolgono tre matricole dell’università delle arti di Osaka – Anno Hideaki, Akai Takami e Yamaga Hiroyuki – nella realizzazione di un cortometraggio animato da proiettare all’inaugurazione. L’esperienza per il gruppo di otaku temerari si tradurrà nella creazione dello studio indipentende Daicon Film, che nel 1984 diventerà ufficialmente lo studio Gainax.
(Gli storici cortometraggi Daicon III e Daicon IV prodotti per le due omonime edizioni del Nihon SF taikai)
Al quintetto si uniranno altri artisti e talenti: come ad esempio il produttore Inoue Hiroaki, Sadamoto Hiroyuki, Watanabe Shigeru, Higuchi Shinji, Maeda Mahiro. Se da una parte la loro capacità di avviarsi con facilità per vie inesplorate li rende degli avventurosi innovatori, dall’altra l’assenza spesso di piani definiti e la cattiva gestione sono tra i loro peggiori difetti.
Tra alti e bassi comunque lo studio produrrà, oltre a Evangelion, diverse opere rinomate come il film Le ali di Honneamise (Ōritsu uchūgun – Oneamisu no tsubasa), la serie Punta al Top! GunBuster, Nadia – Il mistero della pietra azzurra (Fushigi no umi no Nadia) e il popolare Sfondamento dei cieli Gurren Lagann (Tengen toppa Gurren Lagann).
Il concetto alla base di Evangelion: «non devi fuggire»
Agli inizi degli anni ’90 Gainax non nuota certo in acque tranquille: la compagnia affiliata General Products – nonché principale fonte di finanziamenti per i loro anime – ha chiuso. Okada Toshio si è dimesso dalla carica di presidente, forse per scelta personale oppure a causa di attriti interni.
Molti dei lavoratori dopo il fermo alla produzione di Aoki Uru, sequel di Le ali di Honneamise, lasciano Gainax e si mettono in proprio. Chi rimane si ritrova con una importante decurtazione dello stipendio a tempo indeterminato, alla quale non scampano neanche i dirigenti. A mantenere a galla lo studio sono soprattutto i videogiochi creati da Akai Takami, in particolare la serie Princess maker.
Nel frattempo, Anno Hideaki si è fatto le ossa in produzioni importanti come Fortezza superdimensionale Macross e Nausicaä della valle del vento. Dal 1990 al 1991 lavora su Nadia – Il mistero della pietra azzurra, una produzione che consumerà le energie del regista, lasciandolo in un grave stato di depressione.
La forte impronta psicologica e introspettiva di Evangelion nasce dalla rielaborazione dell’esperienza della malattia. Il regista ha affermato di aver infuso in questa opera tutto sé stesso: la verità di un uomo abbattuto, che per quattro anni ha continuato a fuggire e si è limitato a esistere.
«Non devi fuggire» – dalle responsabilità o da ciò che è spiacevole – è il concetto che meglio esprime l’ispirazione alla base di Evangelion. Il protagonista Shinji spesso ribadisce a sé stesso queste parole, alla strenua ricerca della volontà di vivere e di comunicare con gli altri.
La serie tv, tra polemiche e difficoltà
Ōtsuki Toshimichi, un conoscente di Anno che lavora per King Records, nell’estate del 1993 gli propone di collaborare alla realizzazione di una nuova serie animata. Anno accetta subito, anche perché Ōtsuki gli garantisce completa libertà creativa sul progetto.
La bozza iniziale della storia verrà poi raccolta in un libriccino, il kikakusho (proposta). Ovviamente tra la versione del kikakusho e quella andata in onda ci sono molte differenze, influenzate anche dallo stile di lavoro di Anno. La sua preferenza nel concentrarsi su un episodio per volta – paragonabile al metodo di lavoro di un mangaka – spesso ha provocato ritardi e confusione.
Fin dagli inizi la produzione incontra delle difficoltà. Non soltanto il budget è risicato, ma ci sono spesso problemi di comunicazione con Tatsunoko Productions, lo studio d’animazione che collabora con Gainax al progetto.
Okada Toshio riferisce le parole di Anno, che più volte si sarebbe lamentato di come quelli di Tatsunoko gestivano il lavoro. Si dice che addirittura perdessero i rodovetri prima ancora che venissero filmati, costringendo lo staff di Gainax a disegnare di nuovo intere scene. Celebri sono inoltre i problemi organizzativi, con tempistiche che avrebbero costretto lo studio a un lavoro disperato per stare al passo con la tabella di marcia, gestita da TV Tokyo e Tatsunoko.
Tutto ciò ha avuto delle ripercussioni: spesso sono stati riutilizzati fotogrammi già apparsi in episodi precedenti, sono stati utilizzati fermo immagine lunghissimi per risparmiare e si è assistito a un generale deterioramento della qualità nel corso della serie. Nonostante i disagi Neon Genesis Evangelion, che debutta il 4 ottobre 1995 su TV Tokyo, ottiene un successo incredibile. Soprattutto dopo i famigerati ultimi due episodi, che hanno generato una reazione così violenta ed eclatante da rendere praticamente impossibile ignorare l’esistenza del fenomeno EVA.
(Dal canale youtube di King Records. La sigla d’apertura completa: Zankoku na tenshi no tēze)
Il “vero” finale: i film
La serie di Anno si catapulta nella stratosfera delle opere d’animazione più osannate di sempre, raggiungendo anche il pubblico internazionale. Le vendite del formato home edition e dei videogiochi relativi salvano Gainax dall’orlo del fallimento.
Tuttavia le polemiche attorno al finale non accennano a diminuire. Coloro che lo apprezzano vi scorgono una profondità coerente con l’andamento della serie. Soprattutto dopo il cambio di registro nell’episodio sedici, durante il quale Shinji compie un viaggio introspettivo nella propria mente. I detrattori invece ritengono la presunta profondità solo apparente, frutto della mancanza di fondi, tempo e soprattutto di idee chiare da parte del regista. Secondo loro la serie è incompleta.
Nonostante le minacce, gli insulti e le incitazioni a suicidarsi, Anno difenderà sempre le scelte fatte. A detta sua quello è il vero finale di Evangelion. A tutti i fan che si lamentano della mancanza di spiegazioni, lui ribatte che l’intenzione di Gainax non è mai stata quella di fornire risposte.
(Poster di Neon Genesis Evangelion: Death and Rebirth)
Nonostante tutto, Anno decide di rivisitare il finale dell’opera producendo due film che avrebbero raccontato gli avvenimenti finali da una prospettiva diversa, fornendo così una versione alternativa. In molti preferiscono pensare a questi film come al “vero” finale di Evangelion.
Nel marzo del 1997 viene proiettato nei cinema giapponesi Neon Genesis Evangelion: Death & Rebirth. La prima parte (Death) è un riassunto della serie fino alla puntata ventiquattro, la seconda (Rebirth) rappresenta la versione alternativa dell’episodio venticinque.
Nel luglio dello stesso anno esce The End of Evangelion, il visionario finale alternativo che si può riassumere come un pugno nello stomaco. Per tanti spettatori questa è stata di fatto la reazione, che condividiamo, alla prima visione della pellicola. Molte scene sono crude, violente e lasciano l’amaro in bocca, ma nel complesso il film colpisce e invita a riflettere. Ovviamente dopo aver superato la prima fase di totale shock. Che piaccia o meno, il film consolida lo status di icona di culto di Evangelion.
(The End of Evangelion, copertina del dvd)
Studio Khara e Netflix
Con il benestare di Anno il manga curato da Sadamoto Yoshiyuki, responsabile del character design della serie tv, presenta un corso di eventi diverso dall’anime e offre un ulteriore finale alternativo. Il desiderio di approfondire timeline differenti sembra non abbandonare la mente del regista, che decide così di creare un remake. Il risultato è il primo film della tetralogia Rebuild of Evangelion, del 2007, che ha da subito suscitato grande interesse e fornito nuovo materiale per le teorie dei fan. Per giugno 2020 è atteso il quarto capitolo e atto finale: Evangelion: 3.0 + 1.0.
Per la produzione di questa tetralogia Anno ha fondato nel 2006 lo studio Khara, ora proprietario dei diritti di Evangelion per quanto riguarda il Giappone. Il passaggio da Gainax a Khara è avvenuto nel 2014, e a questo è seguito il passaggio dei diritti di pubblicazione del blu-ray nel 2015.
L’addio ufficiale di Anno allo studio Gainax nel 2007 ha colpito profondamente i fan e ancora oggi non si conoscono le ragioni ufficiali di questo allontanamento.
Nel 2018 Netflix annuncia l’acquisto dei diritti di distribuzione streaming della serie tv e dei due film del 1997. La notizia viene accolta con il giusto mix di felicità e disillusione: se da un lato l’anime diventerà di più facile fruizione, dall’altro c’è il timore del nuovo doppiaggio.
Nel caso dell’Italia quando il 21 giugno del 2019 Evangelion arriva su Netflix sembra andare tutto bene, finché i primi fan non danno un’occhiata e si scatena un putiferio. Sebbene i dialoghi siano curati da Gualtiero Cannarsi, che ha già lavorato alla versione originale italiana come direttore artistico, l’adattamento è giudicato duramente per alcune scelte di traduzione. La sintassi di certe frasi risulta poco comprensibile, alcuni termini risultano arcaici e il tutto suona forzato. Le critiche piovono a fiotti da tutta la rete – da Twitter, YouTube, Facebook – e proliferano i meme che prendono in giro certi dialoghi. Netflix si accorge delle lamentele e il 28 giugno rimuove il doppiaggio italiano, promettendo un nuovo adattamento al più presto.
(Esempio di dialogo presente nella versione rimossa da Netflix Italia)
«Ragazzo, diventa una leggenda!»
In conclusione, non soltanto Neon Genesis Evangelion è uno dei franchise più di successo – 17 miliardi di euro di guadagni complessivi parlano da soli – ma è anche un importante pezzo di storia della cultura pop che non smette di far parlare di sé.
Non a caso, pur restando un’opera che scatena ancora adesso discussioni, continua ad avere un impatto importante sul mercato. Grandi marchi continuano a lavorare con Evangelion, come esempio Honda con la recente campagna pubblicitaria o Uniqlo con la nuova collezione di t-shirts del 2020. Inoltre quanti possono vantare di avere una cittadina intera trasformata nel proprio personale paradiso turistico otaku?
In attesa di scoprire cosa riserverà il futuro all’opera, consigliamo a tutti di guardare la serie su Netflix – i sottotitoli in italiano sono ancora disponibili – e formarsi la propria opinione personale su questo lavoro tanto discusso e amato.