Tokyo Vice: il lato oscuro della metropoli giapponese

Tokyo Vice: il lato oscuro della metropoli giapponese

di Noemi Caforio

Tokyo Vice, la serie di HBO creata da J.T. Rodgers e prodotta dal regista Michael Mann, getta uno sguardo inquietante e coinvolgente nel cuore pulsante della criminalità giapponese attraverso gli occhi di un giornalista straniero immerso in un mondo oscuro e affascinante. Con una narrazione coinvolgente e uno stile visivo mozzafiato, la serie esplora le sfide e le contraddizioni di una società urbana che affascina e respinge allo stesso tempo, dove il fascino della modernità si scontra con le dinamiche che la tradizione da sempre impone in Giappone.

Al centro di questa vicenda avvincente c’è Jake Adelstein, interpretato da Ansel Elgort, un giornalista americano coraggioso e determinato il cui impegno per la verità lo porta a immergersi nel cuore oscuro della criminalità giapponese, mettendo a rischio la sua stessa vita nel processo. Con una formazione unica che include studi universitari in Giappone e una vasta esperienza nel giornalismo investigativo, Adelstein riesce a diventare il primo reporter americano a lavorare per uno dei quotidiani più importanti del Sol Levante: il Meicho Shinbun. L’intera storia, in realtà, non è frutto di fiction: la serie è infatti basata sulla vita vera del giornalista Jake Adelstein, che nel suo libro Tokyo Vice: an American Reporter on the Police Beat in Japan racconta la sua esperienza nelle indagini sulla yakuza giapponese nella Tokyo degli anni Novanta.

Tuttavia, per avere successo in un ambiente così aspramente competitivo come quello della cronaca nera e riuscire ad avere l’esclusiva prima degli altri è fondamentale per qualsiasi giornalista avere un alleato all’interno della polizia – nel caso di Jake, si tratta dell’onesto e incorruttibile detective Katagiri, portato in scena da Watanabe Ken, attore celeberrimo nel panorama cinematografico giapponese e internazionale. Della storia personale di Adelstein si sa ben poco – eppure appare chiaro, andando avanti con la storia, che il suo background lo abbia portato ad essere tenace e determinato nel cercare la verità, qualità fondamentali quando si lavora nel campo del giornalismo e a maggior ragione se sei uno straniero e lavori in Giappone.

Gaijin (外人, letteralmente “persona esterna”) è il termine che viene comunemente usato in giapponese per riferirsi a persone straniere. Tuttavia, il suo significato va oltre la semplice designazione di cittadini non giapponesi, portando con sé sfumature di esclusione sociale e culturale. Nel caso di Adelstein, gaijin in Giappone, questa condizione influenza profondamente la sua esperienza e la sua percezione della società in cui si muove. Il suo status di straniero gli offre una prospettiva unica e spesso privilegiata nel mondo del giornalismo investigativo, consentendogli di osservare e analizzare la cultura e la società giapponese con uno sguardo distaccato ma penetrante. Allo stesso tempo Jake è spesso soggetto di pregiudizi e discriminazioni nella sua vita quotidiana, che lo mettono spesso in situazioni di pericolo mentre cerca di infiltrarsi nel sottobosco criminale di Tokyo quando la sua vita privata e professionale inevitabilmente si intrecciano.

In Giappone, quando si parla di sottobosco criminale, ci si riferisce principalmente alla yakuza, il noto sindacato del crimine organizzato la cui storia, lunga e complicata, affonda le proprie radici nel XVII secolo. Anche se è vietata dalla legge, la yakuza ha ancora molto potere nella società giapponese di oggi, questo è dovuto anche ai rapporti di corruzione che legano i vari gruppi criminali alla polizia. Come si vede bene nella serie, sono coinvolti in varie attività illegali, che vanno dal traffico di droga al prestito di denaro a tassi di interesse molto elevati.

Tokyo Vice riporta in maniera fedele quelli che sono il codice di “valori”, le gerarchie, le cerimonie e le dinamiche che caratterizzano la yakuza: tra questi ricordiamo ad esempio il particolare rapporto gerarchico che vige all’interno della mafia giapponese noto come oyabun-kobun, letteralmente, “ruolo di padre-ruolo di figlio”. L’oyabun offre consigli, protezione e assistenza, ricevendo in cambio la lealtà e il servizio incrollabile – o quasi – del suo kobun ogni volta che è necessario;

Si possono osservare ancora la tradizionale cerimonia di iniziazione dell’organizzazione, dove la sacralità religiosa dell’ingresso del nuovo membro viene suggellata da un formale scambio di tazze di sake per simboleggiare il legame di sangue; o il caratteristico yubitsume– 指詰め- pratica che consiste nell’amputazione dell’ultima falange del mignolo che viene effettuato come richiesta di perdono o di punizione inflitta.

Tokyo Vice offre uno sguardo avvincente nel mondo oscuro della yakuza, permettendo ad uno spettatore “internazionale” di familiarizzare e conoscere quelle che sono le dinamiche di luci e ombre del Giappone moderno. Attraverso particolari come i tatuaggi, simboli di identità e appartenenza, la serie esplora la complessità e la diversità di questa società segreta. Con un’immersione avvincente nel cuore pulsante di Tokyo, la serie tv promette di catturare lo spettatore con la sua storia avvincente, i suoi personaggi intricati e un mondo dove la linea tra giusto e sbagliato è sfumata.