“Fiabe di letto” di Mori Yōko: la fugacità dei rapporti e della città

“Fiabe di letto” di Mori Yōko: la fugacità dei rapporti e della città

di Lisa Zimarino

Nel Giappone della bolla economica – veloce, dinamico, senza pensieri e dove tutto sembra possibile – le persone diventano lo specchio di una realtà vissuta solo di attimi presenti, inafferrabili e, delle volte, addirittura surreali: basta il bar di un albergo e due bicchieri per far nascere una relazione destinata a durare solo qualche ora, o magari un giorno, una settimana – ma non per sempre. Si pensa che la città sia una cosa diversa da noi, ma spesso non ci si rende conto che è proprio lei ciò che definisce le nostre azioni, le nostre idee e i nostri sentimenti. Noi stessi siamo città.

Manca poco allo scoppio della bolla che manderà il Giappone in crisi dal 1991 fino al 2010, ma nei brevi racconti di Fiabe di letto di Mori Yōko (Lindau, 2021; traduzione di Greta Annese, Giuliana Carli, Daniela Travaglini) né la città di Tokyo né le persone che ci vivono sembrano prestarci troppa attenzione. Sono tutti intenti a godere del boom economico e a fare degli anni Ottanta i più belli e memorabili di sempre: è il periodo di Stay with me di Matsubara Miki, di Flyday Chinatown di Yasuha o di Plastic Love di Takeuchi Mariya, le grandi canzoni simbolo del Citypop che descrivono ed esprimono a tutto tondo l’atmosfera che si vive in quegli anni.

Una metropoli che cerca di dimenticare un passato buio, opprimente e sofferente costruendo nuovi tipi socialità rispetto a quelli tradizionali e sfogandosi su nuove forme di intrattenimento influenzate da ciò che arriva dall’Europa e dal Nord America: velocità, frenesia, voglia di sperimentare, di costruirsi e di viversi sono solo una parte di ciò che la città diviene, ma soprattutto di ciò che essa offre ai suoi abitanti.

Gli amori non conoscono regole – o meglio, le conoscono molto bene, ma scelgono di infrangerle nel nome di un desiderio di vivere sé stessi nell’attimo presente, facendo diventare la trasgressione parte integrante della vita di città. Sono questi amori effimeri e passeggeri ad essere protagonisti di queste “fiabe di letto” e a rendere la quotidianità più intensa e densa di emozioni: tante le storie che iniziano parlando di amori platonici, portatori anche di quelle emozioni meno affini come la rabbia, la delusione o la solitudine.

 

 

L’autrice non racconta di amori fedeli e di una giusta morale, ma, descrivendo le emozioni dei personaggi delle storie, ci fa apparire questo sentimento come paradossale, difficile da comprendere, portatore di tutto fuorché di belle sensazioni. Questi sono (o sono stati) amori travolgenti, violenti, destabilizzanti a tal punto da provocare azioni, reazioni e riflessioni così imprevedibili da non avere quasi un chiaro senso logico.

In un certo senso, anche l’innovazione e il progresso che caratterizzavano quegli anni si legano a questo vissuto: travolgono e destabilizzano, provocando cambiamenti nella nostra vita di tutti i giorni con i quali si impara a costruirsi e a realizzarsi. 

È grazie al cambiamento, infatti, che riusciamo a scoprire dei lati di noi stessi che non pensavamo di avere – così come accade alle donne di cui ci racconta Mori Yōko, che si ritrovano a barcamenarsi tra i loro stessi pensieri, desideri e rimpianti, come se non potessero gioire di quei momenti di libertà che hanno potuto conquistare. Donne che sembrano deboli, alle volte anche molto egoiste e superficiali, ma che sono accomunate da una malinconia che pervade i loro pensieri e che le fa perdere nelle proprie emozioni, nei propri ricordi. Un po’ come succede quando ci si perde in una città: non si hanno punti di riferimento, se non insegne luminosissime e colorate che illuminano la strada ma non forniscono delle vere e proprie indicazioni – allo stesso modo i sentimenti colorano la nostra vita, ma non sempre riescono a darle una direzione. 

 

 

Le strade del quartiere di Roppongi, i club notturni, i ristoranti e i bar degli hotel sono il simbolo di questa raccolta di attimi di vita distillati in brevi racconti: sono i luoghi del Giappone degli anni Ottanta e Novanta dove si vive l’attimo, dove vite di persone sconosciute si intrecciano e vivono nella libertà più assoluta in una città che sembra non dormire mai. Come se il mondo si invertisse e le persone si trasformassero insieme alla città: non si lavora, ci si può rilassare, concedere uno svago, una spesa o un bicchiere in più. È facile rivedersi nelle situazioni vissute da queste donne: ci sente eternamente giovani, immortali, ci si lascia andare ad una frenesia senza limiti e di cui si riconosce la fine solamente al mattino quando ci si sveglia, quando tutto ritorna ordinario proprio come in una delle vecchie fiabe che ci venivano raccontate da bambini. E il pregio di questi racconti forse è proprio quello di portarci in un viaggio fra sensazioni e sentimenti contrastanti fra loro ma che non ci vengono descritte direttamente, portandoci a immaginare (e sognare) un Giappone che ormai non esiste più.