Punta al top! Gunbuster

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Nel 1988 Hideaki Anno dirige il suo primo lavoro da regista Punta al top! Gunbuster (Top wo nerae!), e già da questa opera si può notare come si presentino temi che verranno poi ripresi anche nella celebre serie Neon Genesis Evangelion, quali appunto la spinta a credere nei propri mezzi per quanto ci si senta inadeguati, la difficoltà a rapportarsi con gli altri, e l’umanità presentata quasi come un batterio da estirpare dal punto di vista dei mostri alieni.

La storia è ambientata in quello che per la fine anni ’80 era un futuro prossimo, cioè il 2015. Qui l’umanità ha scoperto e messo appunto una tecnologia che rende possibile viaggiare a velocità superiori a quella della luce (eravamo ottimisti!), ma purtroppo queste escursioni nella galassia attirano l’attenzione di una misteriosa razza di mostri alieni, che subito etichetta l’umanità come una minaccia e decide di attivarsi per debellarla.

La protagonista, Noriko Takaya, altri non è che la figlia del capitano della Luxion, una astronave attaccata e sconfitta dagli alieni dalla quale hanno fatto ritorno pochissimi superstiti; Noriko deciderà quindi di iscriversi all’accademia femminile aerospaziale con la speranza e il sogno di incontrare nello spazio il padre, del quale ancora non ha accettato la scomparsa.

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Noriko per certi versi ricorda nella caratterizzazione Shinji Ikari: infatti, nonostante essa stessa abbia scelto volontariamente di intraprendere questo sentiero, fin dall’inizio in grado si sentirà inadeguata rispetto al compito per il quale è stata scelta, arrivando anche a rifiutare il suo ruolo, poiché insicura del sue capacità e potenzialità. Sarà Kōichiro Ōta, l’allenatore soprannominato dalle ragazze semplicemente “Coach”, a spiegare a Noriko che non sono le abilità innate a contare, ma l’impegno continuo, la dedizione e la volontà di far emergere le nostre vere capacità. E certo non è piangendosi addosso che troverà la forza per affrontare gli ostacoli.

A supportare Noriko quasi come se fosse una sorella maggiore ci sarà  Kazumi Amano, una pilota talentuosa che, sotto l’apparenza di eroina senza macchia, nasconde a sua volta ansie e paure, arrivando anche a chiedere, sia per mancanza di sicurezza in se stessa che per un istinto protettivo, di non essere in squadra con Noriko.

Rivale prima e poi amica delle due protagoniste sarà Jung Freud (nel nome è evidente una citazione importante, quella dei due psicoanalisti Calr Gustav Jung e Sigmund Freud), una pilota russa considerata il “genio” della squadra TOP:  inizialmente invidiosa di Kazumi per paura di vedersi sottrarre il primato di pilota numero uno (come Asuka soffriva il confronto con Shinji), in seguito si apre diventando amica e confidente di entrambe.

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Importante per questa opera è il contesto scientifico. Nella serie infatti vengono presentate teorie sul viaggio a velocità ultra-luce sulla base di un metodo di deformazione di fase del campo di gravità: grazie a dei motori degenerativi si formano dei veri e propri campi a gravità variabile che modificando lo spazio intorno all’astronave permettendole in pochissimo tempo di trasportarsi a distanze inimmaginabili “piegando” lo spazio. Una teoria molto simile è citata anche nel film Interstellar (2014), ed è meritevole di menzione anche l’astronave Eltreum, che addirittura non è dotata di propulsori ma si muove grazie all’uso di motori che funzionano seguendo principi teorici matematici.

In conclusione un’opera bella e appassionante, con un inizio lento, ma che pian piano assume toni sempre più drammatici e coinvolgenti. Merito anche della colonna sonora composta da Kohei Tanaka. In conclusione, un piccolo gioiello dell’animazione giapponese.

Alberto Ruotolo

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