Il macabro gioco di Koushun Takami: “Battle Royale”

Il macabro gioco di Koushun Takami: “Battle Royale”

In un Giappone distopico dai tratti grigi e freddi, una normale gita di scuola media si trasforma in un gioco al massacro che coinvolge quarantadue studenti e una sola regola: uccidere o essere uccisi. Quanto ci si può davvero fidare di un altro essere umano? Quanto si può dubitare di un amico? E chi sarà disposto a mettere in gioco la propria vita per scoprirlo?

Battle Royale è il primo nonché unico libro di Kōshun Takami. Pubblicato nel 1999 ed edito da Mondadori nel 2009, venne subito candidato al Japan Grand Prix Horror Novel, dove venne rifiutato a causa dei suoi contenuti controversi. Nonostante ciò, tale romanzo risulta essere uno dei libri più venduti di sempre in Giappone, attraendo il pubblico grazie alla sua forte e a tratti scandalosa critica sociale e ispirando una ricca produzione transmediale che include trasposizioni in manga e film di successo.

 

Frame dall'omonimo adattamento cinematografico del 2000

 

Le vicende narrate sono ambientate nel 1997, in un Giappone distopico che prende il nome di “Repubblica della Grande Asia Orientale”. Presentato come un regime dal carattere totalitario e repressivo, tale Paese è governato dal “Grande Dittatore”, un’enigmatica figura senza nome né volto. In questo contesto, il mondo ‘imperialista’ occidentale emerge solamente sullo sfondo, con schizzi di colore rappresentati da musica rock e loghi griffati, riferimenti intertestuali alla cultura pop globale.

Il Programma n. 68 è assolutamente necessario per la nostra nazione. Ovviamente, mi addoloro al pensiero di decine di migliaia di giovani che perdono le loro vite alla tenera età di 15 anni. Ma se le loro vite serviranno a proteggere l’indipendenza della nostra gente, non possiamo allora dichiarare che la carne e il sangue che loro perdono potrebbero fondersi con il nostro bellissimo suolo donatoci da Dio e vivere con noi per l’eternità?

(Discorso d’aprile del Grande Dittatore, p. 35)

Al fine di reprimere ogni possibile tentativo e forma di rivolta, viene istituito il cosiddetto “Programma”, presentato inizialmente come un esperimento ma che si rivela ben presto essere una crudele e mortale lotta alla sopravvivenza. Ogni anno, infatti, gli alunni di cinquanta classi medie vengono scelti secondo una selezione casuale che, ironicamente, li costringerà ad una perversa selezione naturale.

Gli studenti vengono infatti imprigionati su un’isola e costretti a uccidersi l’un l’altro. Senza privilegi né favoritismi, ciascuno di loro viene dotato solamente di un’arma o un utensile in modo tale che possa contare esclusivamente sulle proprie abilità, sfruttando intelletto o forza, astuzia o istinto.

 

Frame dall'omonimo adattamento cinematografico del 2000

 

Amici, sconosciuti, atleti, bulli, ragazze all’apparenza timide e ragazzi misteriosi si trasformano in numeri, in armi, in oggetti spogliati di ogni umanità e, almeno in apparenza, anche di ogni emozione. Infatti, se la paura è il sentimento che affiora più violentemente tra le pagine del romanzo, ben presto a essa si aggiungono speranza, amore e fiducia.

Paradossalmente, è proprio nel momento in cui i legami tra compagni di classe e le relazioni tra amici vengono messi alla prova che questi sentimenti esplodono: quelle che prima erano certezze diventano sospetti, e i sorrisi gentili nascondono menzogne fatali.

Nella mente di ognuno si insinuano allora le domande più pericolose e i dubbi più terribili: sono capace di uccidere un’altra persona? Riuscirò a togliere la vita a un mio nemico? E a un mio amico? Cosa sono disposto a fare per sopravvivere?

 

Frame dall'omonimo adattamento cinematografico del 2000

 

Sebbene il protagonista principale della storia sia Shuya Nanahara o, più precisamente, “maschio numero 15” della classe 3B della scuola media di Shiroiwa, dal momento in cui inizia il ‘gioco’ il punto di vista cambia ad ogni capitolo, presentando di volta in volta un diverso studente, che diverrà, nel giro di poche pagine, vittima o carnefice. Tale alternanza di prospettive permette di entrare nella mente di ciascun personaggio, di leggere i suoi pensieri e immedesimarsi nella sua singola situazione. 

In queste scene emerge la maestria dell’autore, il quale riesce a fornire spessore ad ogni personaggio, grazie ad una serie di flashback congiunta ad una dettagliata e profonda analisi psicologica. Tali ritorni al passato narrano giorni felici o, al contrario, vissuti tragici e traumatici, scatenando nel lettore una forte empatia. Tuttavia, nonostante questi approfondimenti nelle storie individuali degli alunni della 3B, nessuno studente si libera veramente del velo di sospetto che lo avvolge dall’inizio del gioco. Per questo motivo, gli elementi che colpiscono di più di questo libro non sono tanto le minuziose descrizioni splatter o la lucida e fredda coscienza di uccidere, quanto i fraintendimenti e i malintesi che spezzano i fragili equilibri e legami creatisi in lunghi anni o in pochi secondi. Così, le innocenti cotte adolescenziali diventano amori per cui si è disposti a dare la vita, e le ferite nel corpo corrispondono ad altre altrettanto profonde nell’anima.

Sospeso tra la vita e la morte, tra la gioia di essere momentaneamente sopravvissuto e il dolore per le perdite che ciò implica, ogni studente cerca, a suo modo, una via di fuga da questo sistema all’apparenza perfetto e senza scampo. Esiste forse un modo per salvarsi senza uccidere? Questa è la domanda che lascia lettore e personaggi con il fiato sospeso fino alle ultime pagine, insieme ad un’altra, completamente opposta: chi riuscirà a sopravvivere?

 

Copertina di "Battle Royale" (1999)